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Quel tocco STEAM che ha cambiato la ricerca

Ci sono storie i cui risvolti superano di gran lunga la nostra fantasia. Storie che hanno dell’incredibile e che riempiono il cuore di gioia. Oggi ve ne raccontiamo una.

Correva l’anno 2016: la Tata in treno, diretta a Norimberga per partecipare alla Fiera del giocattolo (Spielwarenmesse International Toy Fair Nürnberg), una delle più grandi e importanti nel mondo per designer, commercianti e produttori di giocattoli (lo sapevate che la Tata è anche Toy Designer?). Era tranquilla a leggere e fantasticare nel suo angolino, quando sul treno salì una signora distinta e gentile che si sedette proprio accanto a lei. “Probabilmente è una dottoressa”, pensò.

Il tempo trascorreva lento, così le due iniziarono a parlare del più e del meno: la Tata le raccontò della sua attività e delle sue mirabolanti avventure tra scienza e creatività mostrandole foto e video dei suoi laboratori, mentre la dottoressa la ascoltava ammaliata. Quando le mostrò un video del pannello di Bare Conductive (lo speciale inchiostro conduttivo), la dottoressa si illuminò e svelò finalmente la sua identità: non si trattava di una dottoressa, ma di una professoressa…greca!

Lavorava all’Università della Macedonia, nella lontana Thessaloniki, con un gruppo di neuroscienziati su bambini con difficoltà cognitive, in particolare nella denominazione e memorizzazione dei nomi. In pratica i suoi pazienti hanno difficoltà a ricordare sostantivi e vocaboli di cose e persone, vivendo quindi enormi difficoltà nella comunicazione: immaginate di dover chiedere un bicchiere d’acqua e non ricordare qual è il termine che indica l’oggetto “bicchiere”. L’unico modo di superare questo deficit, per loro, è esercitarsi regolarmente, stimolando la memoria visiva e quella uditiva, attraverso l’utilizzo di suoni e immagini da ripetere numerose volte.

Quello che colpì l’attenzione della professoressa fu quindi la possibilità di costruire uno strumento di lavoro che consentisse ai suoi pazienti di ascoltare il suono associato ai vari prodotti tutte le volte di cui ne avevano bisogno: l’inchiostro conduttivo offriva nuove magnifiche opportunità, la possibilità di dare una svolta al metodo di riabilitazione di questi bambini. Tutto questo grazie a un fortuito incontro su un treno diretto a Norimberga. Quando si dice il destino…

 

Ebbene, potrebbe sembrare una bellissima storia a lieto fine e in effetti lo è: la professoressa in questione è Hariklia Proios, Assistant Professor of Neurocognitive Disorders and Rehabilitation del Dipartimento di Politiche Educative e Sociali dell’Università della Macedonia. Insieme alla collega, Foteini Dergianli, Postgraduate student of Educational and Social Policy Department, ha sviluppato un pannello per una nuova importante ricerca pubblicata poche settimane fa sulla rivista Encephalos. Le ricercatrici sono infatti riuscite a combinare immagini e suoni tramite l’utilizzo dell’inchiostro conduttivo: premendo su una delle figure, il pannello interattivo “parlante” pronuncia il nome corrispondente all’oggetto, consentendo così al paziente di associare forma e suono, ripetere il vocabolo e memorizzarlo più facilmente.

Il pannello è stato testato su 24 pazienti con difficoltà neurologiche e su un gruppo di controllo composto da 21 studenti con difficoltà di apprendimento di una scuola elementare locale. La ricerca includeva una prova con il pannello (costruito appunto con il Bare Conductive Starter Kit, grazie all’aiuto della Tata) e una in modalità tradizionale.

Dopo svariati test effettuati dal gruppo di ricerca, è stato possibile dimostrare che in effetti le performance dei pazienti sono significativamente migliorate con l’ausilio dei suoni!

“From the results it can be clearly seen that patients make more errors without auditory sound cue than with it. From the statistical analysis emerged that this difference is statistically significant (t(22)=-8.068, p=0.000<0.05). Therefore, we can conclude that auditory sound cues contribute to improving the patients’ ability in naming pictures. The positive contribution of auditory sound cues to the improvement of patients’ ability in naming pictures is the most important finding. This has implications and can be used as a starting point in naming difficulties treatment programs”.


“Dai risultati può essere visto chiaramente che i pazienti fanno più errori senza suoni che con essi. Dall'analisi statistica è emerso che questa differenza è statisticamente significativa (t(22)=-8.068, p=0.000<0.05). Pertanto, possiamo concludere che i suoni contribuiscono a migliorare l'abilità dei pazienti nel nominare le immagini. Questo ha implicazioni interessanti e può essere usato come punto di partenza nei programmi di trattamento delle difficoltà di denominazione”.

Insomma, quello che doveva essere un lungo e solitario viaggio nelle valli tedesche, si è trasformato in un’opportunità bellissima per aiutare bambini in difficoltà: l’unione di competenze tecnico-scientifiche e artistiche ha permesso di fare un passo in avanti nella riabilitazione di questi pazienti e la Tata non può che dirsi orgogliosa e felice. Il suo più sentito ringraziamento va ad Hariklia e Foteini per averla non solo ascoltata, ma anche seguita e citata nella loro ricerca.

Alla prossima avventura!

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