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Lettera alle Scuole di Bruno Tognolini

"Il progresso tecnologico è un pullman ormai partito. Chi ha provato a fermarlo bruciando al rogo gli scienziati, lo ha fatto invano. Quel pullman non si ferma ma si può DIRIGERE. Lo sterzo c'è!"

L'intervento di Bruno Tognolini, in occasione della Festa del Gioco di Carpi, è stato di gran valore. Ha colto in poche parole e in poche righe, che potete leggere qui di seguito, la filosofia che è ingranaggio della Robotica educativa e della STEAM education nonché de La Tata Robotica. Con la sua saggia semplicità a ricordato a tutti il proprio compito in questo mondo tecnologico.

Carpi, 1 ottobre 2016 Festa del gioco BAMBINI E RAGAZZI INGEGNERI DEL MONDO I giochi di costruzione che progettano il futuro

LETTERA DI BRUNO TOGNOLINI ALLE SCUOLE DI CARPI Per raccontare loro storie e pensieri sui Giochi di Costruzione e sui Robot E per invitarle alla Festa del Gioco

Cari bambini e ragazzi delle scuole di Carpi Voi sarete anche stufi di sentirvi dire che siete il futuro. È vero, i grandi lo dicono spesso, ma non lo pensano tanto: altrimenti si comporterebbero diversamente nei confronti sia del futuro che di voi. Ma non vi scrivo per parlare di questo. Vi scrivo per parlarvi dei Giochi, dei Giochi di Costruzione, dei Robot, e del Futuro. E per invitarvi alla loro Festa. Parlerò a tutti voi insieme, bambini, ragazzini e ragazzi, scuole primarie, medie e superiori, perché le storie se ben raccontate, lo so per mestiere, funzionano bene per tutti: magari con un piccolo aiuto dei vostri insegnanti, per tradurre in basso o in alto, se io colgo a metà… E allora via, cominciamo dal principio.

I giochi

Il futuro non è un gioco, però i giochi costruiscono il futuro. I cuccioli di ogni specie giocando si preparano al futuro, quindi preparano il futuro che sarà. I cuccioli umani, per esempio, con macchinine e aereoplanini si preparano a muoversi nel mondo, con le ruspe e le costruzioni a trasformarlo, con le bambole a crescere i bambini, con le armi e i guerrieri a difendersi; con pupazzi e personaggi (guerrieri o bambole che siano) si allenano a raccontare e interpretare storie; coi giochi di corsa e palla addestrano il corpo, coi giochi di enigmistica e strategia (puzzle e giochi da tavolo) addestrano la mente; e così via. C’è però un’importantissima differenza con altri modi e luoghi in cui si impara, per esempio la scuola: i giochi sono divertenti. La Specie, furbissima, li ha fatti divertenti perché i suoi cuccioli abbiano voglia di imparare. Per diventare più bravi e abili che possono, e poi andare nel futuro e costruirlo. Quindi i giochi costruiscono il futuro.

I giochi di costruzione

All’Homo Erectus che pian piano da scimmione cominciò a pensare, gli studiosi dettero il nome di Homo Sapiens. A quello poi che, pensa e ripensa, cominciò a fare, a cambiare le cose intorno a sé, dettero il nome di Homo Faber: uomo fabbro, artefice e costruttore. Io da bambino ero un Puer Faber. Ero lì sempre a trafficare con carta e cartone, ferretti e legnetti, chiodi e colla, tappi di sughero, fili di ferro e così via; per costruire macchinine, modellini, meccanismi, armi, navi, edifici: insomma il mondo. Molti bambini e ragazzi, maschi e femmine, sono così: sono Puer Faber, piccoli costruttori, o come dice la nostra Festa “Ingegneri del Mondo”. Non saranno più ferretti e legnetti e chiodi trovati per terra, ma Lego o Playmobil o Meccano; saranno kit di costruzione di gioielli, di vestiti, acconciature; saranno scatole di montaggio di aerei e moto e velieri, o soldatini e personaggi piccolissimi da dipingere con pennellini minuziosi. Secondo voi tutti questi Puer Faber stanno giocando? Certo che sì. E quel gioco è solo un gioco e finisce lì? Certo che no. Bambini e Ragazzi Ingegneri del Mondo. Lasciateli in pace: stanno solo facendo il futuro.

I Robot di sempre

L’Homo Sapiens diventò dunque Homo Faber. E questo, che sapeva fare le cose, a quanto pare si mise subito al lavoro per fare un altro Homo Faber, che facesse le cose per lui. Le notizie del sogno dei Robot sono vecchie quanto l’uomo. Nell’antichità si narrò di statue che muovevano le braccia nei templi egizi. I miti greci raccontano di Talo, il gigantesco Automa di bronzo creato da Efesto che difendeva l’isola di Creta. Nel medioevo si favoleggiò di teste parlanti costruite dai maghi alchimisti; si scrisse dell’Androide che rispondeva a ogni domanda inventato dal sapiente Alberto Magno, che il suo allievo Tommaso d’Acquino, convinto che fosse opera del diavolo, schiantò a martellate. E via, senza più freni, Robot Automi e Androidi di ogni tipo. Dal Golem, il servo d’argilla che prendeva vita infilandogli in bocca un biglietto coi nomi di Dio (come i PC inserendo il software!), passando attraverso Pinocchio, un “burattino maraviglioso che sappia ballare, tirare di scherma e far salti mortali”, fino ai Replicanti cui dava la caccia Blade Runner, e tutti i mille Robot Ribelli dei nostri film. I Robot sono un campo di ricerca della tecnologia di oggi, e un sogno di sempre.

I Robot di oggi

Ma perché l’uomo è afflitto da sempre da questa “mania di Geppetto”? Perché vuole fare i Robot? Perché servono. Perché fanno cose che l’uomo non vuole e o non può. Possono andare giù negli abissi marini a profondità che farebbero scoppiare gli umani come palloncini, e recuperare relitti, tesori, corpi, scatole nere. Possono andare a disinnescare bombe, e se scoppiano pazienza, si perdono solo i soldi, non le vite. Possono andare a filmare e frugare tutto, dal cielo coi droni, nelle grotte e nelle fogne con le ruote, nello spazio con gli shuttle. Si vendono già oggi le scope-aspirapolvere che spazzano da sole in giro per la stanza; e le Google Car che si guidano da sole, e senza incidenti, si venderanno a quanto pare fra un anno o due.

I Robot e la paura Ma allora, se i robot servono tanto, perché fanno anche paura? Semplice, perché i Robot, per servire bene, per fare le cose sempre meglio, devono essere anche un po’ “intelligenti”. E magari sempre più intelligenti. E più una creatura, umana o artificiale, si fa intelligente, più ha testa, più vuole fare di testa sua. Senza più obbedire al Costruttore. Fin dall’inizio gli umani hanno narrato di Robot e Automi e Androidi favolosi, e subito dopo della loro ribellione. Dal Golem a Pinocchio a Blade Runner, fino ai Programmi IA di Matrix. Disastri e sciagure e tremendo sterminio di umani. Di Homo Faber che teme di aver esagerato. Gli americani hanno un modo di dire, che è più per la biogenetica, veramente, ma vale anche per i Robot: “playing God”, giocare a Dio. È Dio che ha fatto l’uomo? E se l’uomo fa l’uomo “gioca a Dio”? Lo vedete come torna in ballo il gioco? Ed è un gioco pericoloso?

[...]

Teneteli d’occhio voi Capito? Ecco il compito che vi lascia Tatanko l’Antico: teneteli d’occhio voi. Tutti dicono che il progresso tecnologico non si può fermare. È un pullman partito ormai da troppo tempo. Chi ha provato a fermarlo nei millenni, per esempio bruciando al rogo gli scienziati, li ha bruciati invano. Quel pullman non si ferma, è senza freni. Però… lo sterzo ce l’ha! Non si ferma ma si può dirigere, di qua o di là. E chi lo dovrà fare secondo voi? Chi dovrà dire quali Giochi di Costruzione continuare, quali Robot costruire? La mia generazione fra poco dovrà sgombrare il campo. Toccherà a voi. Alle scuole a cui sto scrivendo questa lettera. Ecco, la Festa del Gioco, dei Giochi di Costruzione e dei Robot, può essere un bel Parco a Tema in cui cominciare a prendere visione del lavoro, tenere d’occhio gli scimmioni costruttori, e sbirciare dov’è lo sterzo. Siete o non siete i “Bambini e ragazzi Ingegneri del Mondo”? Venite?

Link della Lettera completa.

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