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Coding unplugged e Ruby: intervista a Cristina, maestra STEAM

Do you speak coding? Come sappiamo, la programmazione informatica è la lingua della tecnologia e riuscire a “parlare” questo linguaggio, è fondamentale non solo per i futuri tecnici e ingegneri informatici o meccatronici, ma per tutti noi: in un mondo che sarà sempre più ricco di applicazioni informatiche, tecnologia e dispositivi digitali, sapere cosa sono, come sono fatti e come funzionano, ci permette di usarli con saggezza e consapevolezza.

Le basi del linguaggio di programmazione si fondano sulla logica computazionale, che per citare Linda Liukas, (qui sotto potete ascoltare le sue parole al Ted Talk del Cern) scrittrice di libri di divulgazione del coding per bambini, “…è la capacità propria dell'uomo (non delle macchine) di tradurre il mondo che ci circonda in qualcosa di comprensibile per i computer”.

Il coding, quindi, non è fatto solo di chip, software e algoritmi, ma prima di tutto di connessioni logiche tra elementi diversi. Connessioni se vogliamo, complesse e intricate, ma pur sempre nessi logici che possono essere scomposti e analizzati in piccolo, andando successivamente a creare un percorso di azioni più intricato. Ciò che un computer fa è applicare tali connessioni in modo veloce e ripetitivo, alleggerendo il lavoro dell’uomo.

Allenare il pensiero computazionale, allora, non richiede necessariamente programmi digitali o pc o tablet o smartphone, si può partire anche da attività analogiche semplicissime: una ricetta, ad esempio, può essere considerata un’attività di coding.

Riflettiamo.. quando prepariamo un dolce abbiamo bisogno di ingredienti: prima di tutto, quindi, verifichiamo di averli in casa e, se non sono presenti, li recuperiamo. Poi iniziamo la preparazione seguendo passo-passo la ricetta (algoritmo), che potrebbe richiedere più preparazioni alla volta. Ogni passaggio è legato al precedente e al successivo e se facciamo qualcosa di sbagliato rischiamo di rovinare tutto!

Se volete provare qualche esercizio di programmazione che non sia né informatico, né culinario, esistono allora tantissimi giochi di coding unplugged, cioè attività che non richiedono l’utilizzo di dispositivi digitali. Si può partire con un semplice quaderno a quadretti, disegnando con logica binaria (Pixelart) oppure ricorrere ad esercizi più articolati e creativi, come quelli di Ruby, la simpatica bambina protagonista di “Hello Ruby. Avventure nel mondo del coding” e “Hello Ruby. Un viaggio nel computer”, i due libri di Linda Liukas, che introducono bambini e bambine alle basi della programmazione.

Per parlarci più nel dettaglio di questi creativi strumenti, abbiamo invitato un’amica della Tata, Cristina, insegnante di ruolo presso la scuola primaria “M. Buonarroti” di Ravarino (MO), che questi strumenti li ha fatti propri e li mette in pratica ogni giorno con i suoi alunni e le sue alunne. Curiosi di conoscerla?

 

Ciao Cristina! Come ti sei avvicinata, da docente, al mondo STEM ed in particolare al coding? Avevi conoscenze pregresse in materia?

«Ciao Tata! Ho incontrato le STEM in modo un po’ casuale, circa due anni fa. Ho iniziato con corsi di Tinkering, un po’ per curiosità e un po’ per ricerca di qualcosa di nuovo. In estate, ho poi proseguito la mia ricerca con un corso di Coding online, da lì mi si è aperto un mondo. Proprio perché non avevo conoscenze pregresse in materia che mi sono appassionata così tanto. E poi… ho incontrato te!! Hai avuto da subito fiducia in me e mi hai spronata a provare, provare e riprovare»

Perché dedichi una parte delle tue lezioni alla programmazione/coding?

«Perché penso che i bambini di oggi abbiano un estremo bisogno di capire e di sperimentare in prima persona la tecnologia, in ogni sua forma. Hanno bisogno di interagire con il mondo intorno a loro, non passivamente, ma attivamente. Il Coding, in tutte le sue forme, sviluppa incredibilmente il loro pensiero creativo. Cito Mitchel Resnick: “La vita come pensatore creativo porta gioia, soddisfazione, scopo e significato. I bambini non meritano niente di meno.”»

Coding unplugged, cosa ne pensi? Può essere una risorsa senza il vincolo dei dispositivi?

«Penso proprio di sì. Il fatto di non disporre di dispositivi, sembra sempre un fattore negativo, ma non lo è affatto. Se ci pensiamo, indurre i concetti fondamentali dell’informatica senza l’utilizzo di computer o tablet, è eccezionale e anche un po’ magico. Io sono una grande fan della Pixel Art. Oltre ad introdurre i bambini alla logica della programmazione, li stimola tantissimo. Ma sono anche una grande fan di Ruby

Cosa ti piace in particolare di Ruby? I tuoi bimbi che ne pensano?

«“Maestra, oggi facciamo Ruby?” è la domanda che mi assilla tutta la settimana! E’ divertente perché, a partire da un racconto, i bambini comprendono e si appassionino all’informatica di base. Ruby è apparentemente una bambina “fuori dagli schemi”, ed è quello che vorrei insegnare ai miei bambini: pensare fuori dagli schemi! Cerco di organizzare una lezione a settimana, da circa un’ora e mezza. Penso che la continuità si fondamentale, anche poche cose, ma costanti»

Qual è stata l’attività che più è piaciuta?

«Sicuramente “What does the Internet look like?” - “Che aspetto ha Internet?”: poiché nessuno sa veramente come sia Internet, è stato divertente ma allo stesso tempo difficile per i bambini. Hanno progettato il mondo del web, disegnando ciò che non potevano vedere. Pensare ai passaggi dati che avvengono all’interno di Internet è decisamente uno sforzo incredibile, sia per i bambini sia per noi adulti. Una nuvola? Una stella? Un’esplosione? Un gomitolo? Vi lascio qualche disegno per notare i ragionamenti, i pensieri creativi dei miei alunni»

Per concludere, credi che attività di coding siano uno strumento per allenare anche altre abilità?

«Ne sono convinta. Le attività di coding non sviluppano solo il pensiero computazionale, ma anche abilità logico-matematiche e il pensiero creativo. Basta pensare all’acronimo STEAM (sì, lo preferisco con la A): Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics: un approccio moderno e interdisciplinare alla ricerca e all’innovazione. Cito nuovamente Resnick: “Coloro che osano, che agiscono, che creano cose. Questi sono i pensatori creativi”».

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